In una famiglia britannico-ghanese legata alla tradizione e alla religione, una giovane ragazza vive sotto il controllo oppressivo del padre violento. Al tavolo della famiglia, accese discussioni rivelano la profonda spaccatura tra i due, che si confrontano con le cicatrici della loro storia comune.
Crediti
Regia: Daniel Gurton
Cast: Kwame Asafo-Adjei, Catrina Nisbett
Producer: Harriet Thomas
Fotografia: Henry Gill
Compositore: Ben Nobuto
Montaggio: Emilie Orsini, Sakky Barnor
Premio Miglior Coreografia per lo schermo
Motivazioni: Una stanza semibuia, un tavolo, due sedie, due persone che creano il ritmo con i mobili: è un topos storico della videodanza; ma qui il punto è: danzare parole, respiri e canti come suono d'ambiente con una coreografia di assoluta precisione e perfetta musicalità. L'espressività degli interpreti crea la tensione culturale e corporea desiderata e necessaria, in uno spazio verde e chiuso, tra la ragazza ribelle e il suo – un narratore quasi griot – padre tradizionale dominatore dietro ogni gesto bloccato al limite della violenza, perché si amano, anche se lei finisce per schiaffeggiarlo; la macchina da presa è un'osservatrice implacabile a 360 gradi sull'azione, da vicino e da lontano, con energia e tenerezza. Il montaggio è complice della danza in un affettuoso equilibrio.
Menzione Miglior Film Giuria Studenti
Motivazioni: Un’opera intensa e coinvolgente, che affronta con lucidità visiva e forza emotiva il tema della violenza domestica.
La coreografia, profondamente connessa alla narrazione, dà corpo al dolore e al desiderio di contatto.
La regia e il sound design — costruito con voci e suoni corporei — creano un linguaggio fisico urgente e poetico.
Un film che colpisce per la sincerità interpretativa, il rigore formale e l’impatto sociale.