Table for one, please è un cortometraggio di danza che nasce dalle prove di un pezzo originale di teatro-danza della regista Samantha Shay, intitolato I Should Have a Party for All the Thoughts I Didn't Say.
Esplorando l'imbarazzo sociale del lutto e ispirandosi agli scritti dell'iconico scrittore russo Anthon Chekhov, la pièce pone le domande che Chekhov aveva posto anni prima: come possiamo andare avanti quando un futuro incerto preme su un passato morente, dove gli emblemi della nostalgia si intrecciano con la sofferenza umana? È possibile un legame in un mondo teso dalla forza di un cambiamento imminente? Colpendo il punto di inflessione tra passato e futuro, quest'opera è una potente somma di esperienze collettive e individuali, e una reazione inconscia al mondo vivo della memoria. Proprio come la scrittura di Cechov si avvicinava alle frontiere sfocate del passato e del futuro, lo stesso fa il team artistico di quest'opera. Riunendo artisti provenienti da due importanti filoni artistici della performance: gli attuali e gli ex artisti del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch e la compagnia di teatro fisico Teatr ZAR, basata sul Grotowski Institute, riflettiamo sui filoni di due artisti del dopoguerra: Jerzy Grotowski, polacco, e Pina Bausch, tedesca, e la relazione tra i due, e come il loro lavoro risuona oggi. L'opera evoca tensioni intergenerazionali nel contenuto, nella forma e nel contesto; guardiamo in faccia la nostra storia, sia personale che condivisa, e vediamo cosa, se c'è qualcosa, può essere recuperato - e cosa deve essere lasciato.
CREDITI
Regia Samantha Shay
Performance Kamila Klamut, Anthony Nickolchev, Łukasz Przytarski, Mertcan Semerci, Ola Aleksandra Kugacz-Semerci, Julie Shanahan, and Ekaterina Shushakova.