HYBRIDY è un’installazione multimediale immersiva, composta da audio, video e danza, che esplora le relazioni simbiotiche - armoniche e conflittuali - dei processi di ibridazione tra corpo e natura, istinto e tecnologia, biologia ed algoritmi, vibrazioni e suoni. 

L'opera, che trae ispirazione dalle figure mitologiche delle driadi, ninfe metà donna e metà pianta, si compone di una grande proiezione circolare di video-danza sospesa da terra, elaborata digitalmente e retro-proiettata sulla superficie e si fonde algoritmicamente con suoni elettroacustici riprodotti in cuffia e feedback tattile per la diffusione delle vibrazioni sul corpo dell’ascoltatore. Un portale, un vortice dentro il quale si animano le pseudo-creature nate dal processo simbiotico. Una musica profonda che, oscillando tra il saturo e il sensibile, sfocia in una sorta di corale di organismi embrionali che urlano il proprio desiderio di vita. Su questi suoni-rumori si anima la danza che, dal tratto ancestrale, embrionale, rizomatico, si sviluppa in un corpo sottile di flussi vitali fino a sbocciare in un’apoteosi floreale-digitale. Allo stesso tempo, vibrazioni meccaniche vengono diffuse sul corpo dello spettatore per mezzo di uno zainetto vibrotattile, abbattendo i confini della fruizione statica: lo spettatore può partecipare sensibilmente al rito dell'ibridazione in atto.

In HYBRIDY il corpo che danza e vibra diventa l’elemento capace di attivare il processo di ibridazione a cui l’opera tende. Come le driadi espandono le loro forme corporali con fronde e radici, diventando un tutt’uno con il contesto naturale extra-umano, in HYBRIDY il corpo si estende in stringhe di bit fino a controllare gli algoritmi invisibili dell'elaborazione digitale, audio e video, mentre il suono esplora le zone di confine tra organico, analogico e digitale influenzando il movimento o venendone influenzato.  Gli algoritmi sviluppati per l'elaborazione grafica traggono ispirazione dall'evoluzione dei funghi, dai flussi di liquidi, dal propagarsi delle fiamme, dallo sbocciare dei fiori. Mentre quelli utilizzati per la sintesi sonora sono strettamente connessi all'analisi del movimento del corpo umano, che è così in grado di controllare la sua stessa ibridazione mentre dirige i suoni di questo rito di fusione.

Tutto ciò alla ricerca di un’unità promotrice di vita che, in questo complesso processo di simbiosi, esalta l'aspetto di solidarietà, intesa come la "dipendenza tra entità distinte ma allo stesso tempo profondamente legate" (Humankind, T. Morton). Una solidarietà capace di ridimensionare le possibilità di predominio di un elemento sull'altro, come la ragione sul corpo, l'uomo sulla natura, o l'algoritmo sulla biologia.
L’opera diventa così una partitura di contenuti organici, analogici e digitali entro la quale “un individuo può […] riconciliarsi con la complessità", assaporando una "fecondità artistica primitiva, poetica, […] che lo allena a separarsi da schemi, concezioni ed esistenze unidirezionali” (Una spirale di ibridazioni. Dal naturale al tecnologico S. Milano).

“Voi siete il mondo e il mondo è voi.”
Krishnamurti a Saanen 1975, quarto discorso

 

CREDITI
Il progetto è realizzato con il sostegno del MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea” e con il contributo di Fondazione Piemonte dal Vivo.

In collaborazione con Lavanderia a Vapore – Centro di Residenza per la danza (Collegno -TO), ZED FESTIVAL (Bologna)

MediaPartner
DanzaDove –  ​​l’applicazione nazionale della danza

HYBRIDY
un‘opera di Alberto Barberis
prodotta da COORPI
consulenza e sviluppo tecnologico Rajan Craveri
consulenza coreografica e danza Serena Zanconato
project management Lucia Carolina De Rienzo
organizzazione Valeria Palma
Ufficio Stampa Veronica Pitea
Comunicazione web Cristiana Candellero
Social Media Manager Laura Cappelli
video teaser a cura di Valeria Civardi

durata  10’ per una spettatore alla volta